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Wired

Arriva anche in Italia la rivista più famosa in campo tecnologico.

Personalmente la attendevo da anni, da quando, mentre frequentavo l'Università, la vedevo all'edicola internazionale, a prezzi spaventosi (15-20.000 Lire, all'epoca), e finalmente è arrivata in edizione italiana, a un prezzo ragionevole (4 euro).

In realtà io ho approfittato della segnalazione di un amico, e mi sono abbonato per 2 anni a 19.90 euro. Sabato scorso, naturalmente quando ero fuori casa per il weekend, è arrivato il primo numero. Probabilmente avete visto le locandine con la copertina in giro per le edicole. Un mattone di quasi 300 pagine.

Io la definisco “il Vogue della Tecnologia”.

Non ci troverete articoli tecnici, niente approfondimenti su come installare o configurare software o hardware. Tutta la rivista è incentrata sulle persone che hanno portato, o meglio che stanno portando, innovazione in campo tecnologico. Che sia informatica, ingegneria, medicina, chimica o anche ecologica, filosofica o politica.

Perfino le foto sono “poco tecniche”. Il tutto dà un senso di “tecnologia sostenibile”, più vicina all'ambiente e alle persone che ai laboratori di ricerca.

Come Vogue, è anche piena di pubblicità.

Se cercate una rivista tecnica, lasciatela sullo scaffale.

Ma se cercate una finestra sul mondo della tecnologia, che vi faccia conoscere aspetti, persone e progetti diversi dal solito, è un must. Comprate il primo numero e, se vi piace, troverete all'interno la cartolina per abbonarsi a 20 euro per due anni.

Contro

Ora che vi ho elencato i pro, permettetemi di segnalare alcuni difetti(ni).

In alcuni casi ho avuto difficoltà a capire se una foto a piena pagina fosse l'inizio di un articolo o uno spot.

Alcuni articoli (due, per la precisione) vengono interrotti e costringono ad andare alle ultime pagine della rivista per finirli, perché occupavano 1 o 2 colonne di troppo. È una cosa che mi dà un po' fastidio.

C'è una pagina di “aiuto tecnico” verso la fine della rivista. Potrebbero toglierla, visto che, oltre a stonare col resto della rivista e dare uno spazio insufficiente per la soluzione dei problemi, pecca anche nel nome di uno dei collaboratori.